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La Grotta delle Trabacche Ragusa |
L'area iblea è ricca di insediamenti antichi che hanno permesso una ricerca archeologica la quale molto spesso ha portato a ritrovamenti che hanno arricchito i musei ragusani e delle province limitrofe. Parecchi reperti sono rimasti in loco, vuoi per la non trasportabilità o perche inseriti nell'ambiente circostante in modo inscindibile. L'altopiano ibleo racchiude in sè tesori di inestimabile valore, testimonianza di antiche civiltà' che hanno favorito la nascita di insediamenti quale Camarina, Casmenai, Castiglione i quali hanno costellato l'entroterra di questa zona a sud-est della Sicilia, molto spesso adombrata da grandi potenze come Siracusa, Agrigento e le stesse Gela e Leontinoi. Ma veniamo ai particolari. Scriveva Filippo Pennavaria, agli inizi delfoto articolo secolo scorso, nel libro ricordi archeologici e peleontologici: "a metà della dolce costiera guardante a sud-est, quasi a fior di terra, nel podere dei fratelli Schembari, appellato Bùttino, fra roveti e cardi, niepitelle e capperi, offresi l'accesso alla singolarissima necropoli della grotta delle Trabacche".
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Il termine Trabacca in siciliano significa letto ornato da cortine al
quale si sono rassomigliati i due sarcofagi monolitici che stanno nel
mezzo dell'antro, con funzione anche di sostegno della volta, che
insieme ad altre tombe nella zona rappresenta una delle poche
testimonianze rimaste della dominazione bizantina. Nella vicina zona
Centopozzi esistono numerosi pozzi (da cui il nome), testimonianza della
presenza nella zona di un luogo abitato. La grofoto articolotta delle
Trabacche è uno dei complessi cimiteriali ipogeici più noti nella
storiografia siciliana. Topograficamente è ubicata nella valle di
Bùttino-Centopozzi, a sud-est di Ragusa. La catacomba delle Trabacche,
già segnalata alla fine del diciottesimo secolo dall'Houel, e stata
ritenuta falsamente di età preistorica dal Cavallari.
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Il cimitero è formato da un doppio camerone ipogeo, le cui pareti
laterali sono intensamente occupate da arcosoli, per lo più polisomi. Al
centro dei due ambienti sono ricavati due monumentali tombe monosome a
sarcofago, sormontate da teguria rispettivamente con sei e sette
pilastri. La catacomba è preceduta da un ingresso di forma rettangolare.
Altri ipogei e fosse sub-divo sono note nella contrada
Bùttino-Centopozzi.foto articolo In particolare gruppi di arcosoli e
piccoli ipogei sono distribuiti lungo la strada che da Ragusa solca
l'altopiano per Bùttino, in coincidenza di antichi percorsi viari che
dalla pianura di Camarina salivano verso l'altopiano. Un'altro gruppo di
cimiteri si riscontrano in prossimità di una serie di cisterne per la
raccolta delle acque, i cosidetti Centopozzi, forse resti di un sistema
di approvvigionamento idrico e captazione delle acque piovane, per il
fabbisogno dei villaggi costruiti sull'altopiano. Un analogo, anche se
più complesso, sistema di approvvigionamento idrico lo troviamo in
Tunisia nei pressi di Cartagine.
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Il sito, riportato alla luce durante
una campagna di scavi condotta negli anni 90 del 1900 da una equipe
archeologica iblea, capeggiatafoto articolo dall'archeologo Giovanni
Diste-fano, è conoscito come le Cisterne della Malga. Poc'anzi abbiamo
citato Jean Houel il quale nel suo Voyage in Sicilia, reportage di uno
dei viaggi che l'autore ha effettuato per il mondo, è stato uno dei
primi a trattare e ad illustrare la Grotta delle Trabacche. Tra le righe
del suo libro si legge: "Lo strato di roccia orizzontale che si estende
in quasi tutta la provincia è suscettibile ad essere tagliato, sia
all'interno che all'esterno. Ecco perchè si sono conservati così a lungo
i diversi monumenti che i differenti popoli vi hanno scavato, secondo
le circostanze in cui si trovavano. La grotta rappresentata in questa
stampa contiene due superbe tombe lunghe undici piedi e larghe otto: non
dubito che siano quelli degli afoto articolontichi sovrani di questa
contrada e che siano seppelliti attorno a loro i corpi delle persone più
distinte per rango e qualità. La prima figura rappresenta la veduta
interna della grotta sepolcrale, presa dall'ingresso, così come la si
vede arrivando; il che serve a fare conoscere questi luoghi funerari e
il modo in cui le tombe erano poste sotto le arcate. La seconda figura
offre la pianta in rilievo; si vede in particolare una delle tombe,
intera ed isolata. La colonna centrale, all'estremità, era mobile e si
poteva spostare per fare entrare il morto nella tomba. La prodigiosa
quantità di grotte, di sarcofagi dimostrano che questo paese ha
conosciuto una bella architettura". Un monumento che ha suscitato
l'attenzione, quindi, di numerosi studiosi ed hafoto articolo attirato
la curiosità di viaggiatori che hanno attraversato la Sicilia negli
ultimi secoli.
La grotta delle Trabacche non è passata inosservata anche a chi ha esplorato
il territorio per immortalarlo nella pellicola di una cinepresa.
L'ipogeo ibleo, infatti, è stato parte del set della fiction televisiva
"Il Commissario Montalbano". Un triller pieno di mistero e suspance che
ha tenuto milioni di telespattori incollati alla TV. Qui dentro,
nell'episodio Il cane di terracotta, Montalbano scopre le mummie di due
fidanzati abbracciati, ai piedi di un enorme cane, appunto, di
terracotta. Per visitare la grotta delle Trabac-che è necessario armarsi
di scarpe da ginnastica: ci sono da saltare almeno dieci muretti prima
di raggiungerla, ma ne vale la pena.
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