La piazzetta dietro l’abside della Cattedrale è oggi nota per la
terribile strage del rifugio nel 1943. Pochi sanno che il nome deriva
dalla chiesetta dei Sett’Angeli che vi esisteva già nel 1248. Chiusa per
mancanza di loro devozione, fu adibita a scuola di canto. Il canonico
della Cattedrale Tommaso Bellorosso, entratovi nel 1516, “si accorse
esservi in un muro vestigia di pittura … con un poco d’olio fece
ravvivare i colori, e allora apparve essere l’immagine dei Settangeli
assistenti al trono di Dio” (GASPARE PALERMO, Guida istruttiva per Palermo e i suoi dintorni, riprodotta nel 1858, p. 621). Vi
erano su tre ordini: 1. Creazione del mondo e degli angeli, Lucifero e
Michele davanti al trono, 2. Michele caccia Lucifero, cacciata di Adamo
ed Eva, Abramo davanti ai tre angeli, 3. I sette angeli con nomi e
simboli (ANTONINO MONGITORE, Il Monastero dei sette Angeli,
Palermo 1726). Tanta fu l’impressione che la nobiltà palermitana si
riunì nel 1523 nella Confraternita dei Sette Angeli, detta Imperiale,
perché volle iscriversi lo stesso imperatore Carlo V. Della chiesa,
riaperta al culto e abbellita dal vicerè Ettore Pignatelli, divenne
rettore padre Antonio Lo Duca di Cefalù. Questi cominciò a raccontare,
nel 1541 e poi nel 1555, che gli sarebbero apparsi i Sette Arcangeli e
gli avrebbero chiesto di avere costruita a Roma una chiesa sul sito
delle Terme di Diocleziano. Le sue insistenze, che gli procurarono il
soprannome di “lo scemo delle Terme”, furono esaudite infine da Pio IV
dei Medici, che con bolla del 27 luglio 1561 incaricò di costruire ivi
una Chiesa a S. Maria degli Angeli, l’odierna basilica di piazza Esedra,
addirittura Michelangelo ottantaseienne, che ne redasse il progetto.
Morto però il 18 febbraio 1564 i lavori furono proseguiti dal suo
allievo, Jacopo del Duca, nipote del prete cefaludese. Nel dipinto
sull’altare maggiore la Madonna è attorniata dai sette Angeli, come
appariva, secondo la più antica tradizione bizantina dell’iconografia
angelica, nel mosaico della volta dell’altare maggiore in S. Marco a
Venezia nel 1543. In S. Maria degli Angeli ad Assisi si trova Dio tra
sei angeli e il settimo in ginocchio dinanzi alla Vergine.
Il fatto strabiliante e poco noto è che anche nella Cattedrale di
Palermo nella Cappella dedicata al Beato Pietro Geremia, a destra, si
trova una tela che li raffigura, di autore ignoto. È prescritta
l’invocazione quotidiana con sette Gloria, una visita una volta all’anno
in Cattedrale portando sette fiori bianchi in loro onore e recitando la
seguente preghiera: “O gloriosi Sette Arcangeli che siete come sette
lampade che ardono dinanzi al Trono dell’Altissimo e a cui è affidata la
nostra tutela, liberateci da ogni male, allontanate da noi l’azione di
satana, implorate Dio Misericordioso per noi e fate che possiamo un
giorno contemplarLo eternamente insieme a voi. Amen”.
La tela riporta: AL CENTRO, Michele, Vittorioso, con lancia e vessillo; A
DESTRA, al suo fianco Geudiele, Remuneratore, con corona e flagello,
accanto a lui Raffaele, Medico, con una pisside di aromi medicinali, per
mano il piccolo Tobia; in alto, Barachiele, Adiutor, con serto di rose
da distribuire; A SINISTRA, al suo fianco Uriele, forte Compagno, con
spada e fiamma; accanto Gabriele, Messaggero, con specchio di diaspro e
fiaccola; in alto Sealtiele, Orante, raccolto in preghiera.
Usati in astrologia e invocati talvolta anche in riti magici,
soprattutto Uriele, il loro culto fu ristretto nel Concilio di Laodicea
(360 d.c.) solo ai tre Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Dopo
l’eresia della iconoclastia (726-730) e la distruzione di tutte le
immagini, il Concilio di Nicea (735) ne ristabilì il culto, ma in
seguito al loro uso idolatrico nei concili di Roma (745) e d’Aquisgrana
(789) si proibì esplicitamente sotto pena di scomunica di dare qualsiasi
nome agli altri Angeli e si giunse ad imbiancare le loro immagini, come
dovette avvenire nella chiesetta di Palermo.
E oggi? La Chiesa accetta il culto, ma … con somma prudenza e discrezione, dati i rischi di New Age, Esoterismo e Cabala, e consiglia di invocare solo i tre conciliari.
Eppure in Tobia, 12, 15. “Io sono Rafael, uno dei sette angeli
che stanno davanti alla gloria del sempre Signore e vanno e vengono
dinanzi a lui”. In Apocalisse, 1, 4: “Grazia a voi e pace da
parte di Dio che è, che era, che viene, e da parte dei Sette Spiriti che
stanno dinanzi al suo trono”.