Supporre che la fontanina
sia stata collocata dal duca di S. Donato o dai suoi eredi, e che lo
stemma sia stato aggiunto dai Cerami sarebbe soltanto un'ipotesi.
Ovvero, non è esatta la data (1724) che dà nella sua memoria citata,
Giovanni Rosso? 0 l'atto fu stipulato dopo la consegna dell'immobile?
Ma vi sono almeno altri due punti problematici in ordine alla costruzione della "Villa", che meritano considerazione.
In base all'atto del 1724,
al momento dell'acquisto da parte dei Cerami, nel complesso della
"Villa" sarebbero esistiti: il "porticato" e la "scala lapidea", nonchè
la "scuderia" (ancora esistente e dalla Facoltà di Giurisprudenza
trasformata in aula: quella detta "aula giardino") ed il "baglio": il
solenne cortile oggi (ed anche allora?) con la palma (vedi foto16).
Giovanni Rosso nella sua
"Memoria" scrive (p. 75) che il porticato", di ingresso alla Villa (vedi
foto 4), "artisticamente barocco" era "opera pregevole del Vaccarini",
venuto, com'è noto, a Catania il 27 dicembre 1729. Tale portale, che
reca lo stemma dei Cerami (vedi foto 2), se è veramente opera del
Vaccarini (1702-1768), sarà stato sostituito all'originario "porticato".
Quanto alla "scala
lapidea", non si sarà trattato, ovviamente, di una comune scala di
accesso alla Villa, ma di qualcosa di cospicuo e rilevante: cioè
dell'attuale scalone veramente monumentale (vedi foto 17 e 0) che era
cosi, com'è adesso, al momento dell'acquisto, o che fu ripreso ed
abbellito dal Vaccarini, dopo l'acquisto da parte dei Cerami?
L'ipotesi di attribuire al Vaccarini l'abbellimento del portone d'ingresso e della scala non è da escludere.
L'abate Gian Battista
Vaccarini, grande architetto palermitano fu, com'è noto, il progettista
delle facciate della Cattedrale, del palazzo del Municipio, della
biblioteca e del refettorio del Monastero dei Benedettini, della Fontana
dell'elefante, delle chiese di Santa Chiara e di San Giuliano, delle
corti dell'Università e del Collegio Cutelli, della badia di Sant'Agata
(il capolavoro, forse), dei palazzi Valle, Reburdone, San Giuliano,
nonchédi altre opere.
Egli giunge a Catania a 27
anni,- dopo essere stato allievo a Roma dell'Accademia di San Luca e di
Carlo Fontana. Il successo che riscuote è immediato. Nel 1730 è nominato
Soprintendente dell'Università, nel '35 gli è concessa la cittadinanza
onoraria; nel '36 è dichiarato dottore in filosofia e matematica. Lascia
Catania nel 1749, chiamato a Palermo dal vicerè de la Viefuille. Muore a
Milazzo, dove era stato investito dell'abbazia, nel 1768.
Il Vaccarini è portatore a
Catania di un barocco meno ampolloso e più contenuto di quello di altri:
un barocco sobrio ed in pari tempo "classico-fiammeggiante" - come ha
scritto l'arch. prof. Francesco Fichera. Via Crociferi è ricca di tale
barocco; e la Villa Cerami - ch'è in alto a tale via - sarà stata
partecipe del gusto e della finezza di quello stile, contenuto e
ridente.
Dal 1735 al 1768, è IV principe di Cerami, Giovanni, figlio di Domenico e di Anna Polizzi.
Giovanni Rosso era uomo di
notevole talento. Egli era legato da stretta amicizia col grande Ignazio
Paternò Castello, principe di Biscari (1719-1786), "archeologo,
mecenate, scrittore", che illustrò in modo degno la Catania del '700 (e
nella cui casa Giovanni Rosso morìimprovvisamente).
Dopo il terremoto del 1693 e
l'attuazione del piano (regolatore) proposto dal duca di Camastra, egli
promosse, quale "patrizio" della Città, l'apertura di strade sulle
macerie del terremoto del '93; curò particolarmente il prolungamento
dell'attuale via Garibaldi (già via Ferdinandea) da piazza Mazzini al
Fortino, dell'attuale via Vittorio Emanuele (antica strada del Corso),
da piazza Cutelli al mare; e nella "strada dritta" (attuale via Etnea)
fece basolare il tratto da Porta di Aci (oggi piazza Stesicoro) fino al
Borgo. Concepì, pure, la "passeggiata a mare", poi realizzata da
Giuseppe De Felice (1859-1920).
Gli anni in cui egli operò sono gran parte di quelli medesimi del Vaccarini a Catania.
Non sarebbe improbabile,
quindi, supporre che Giovanni Rosso, col suo animo ispirato al gusto e
alla grandiosità, abbia concepito e realizzato, tramite il Vaccarini,
l'abbellimento dello scalone (cosi da renderlo veramente monumentale)
che ancor oggi arricchisce la Villa, nonchè il solenne portale, che sono
del medesimo stile (e la cui immagine presentata nel 1931 alla Mostra
di Firenze, nel settore "Ville e Giardini catanesi", suscitò
ammirazione).
Il discorso della "scala",
però, non si conclude qui. Lo riprenderò presto, dopo aver riferito che,
oltre cento anni dopo quel felice inizio architettonico (siamo nella
seconda metà dell'Ottocento) l'ing. Carlo Sada (1849-1924) - il medesimo
che redasse i disegni di tanti rinomati edifici di Catania e,
particolarmente, del Teatro Massimo Bellini - modificò il prospetto
della Villa e aggiunse al piano terra "un pregevole rivestimento
marmoreo ed un portone sormontato da due mensole e volute che reggevano
la parte centrale dell'elegante balconata del primo piano" (opera anche
sua, quest'ultima).
Il Sada progettò anche una
nuova scala interna a due rampe, allo scopo di dare accesso coperto al
piano nobile della Villa, dal grande cortile con la palma.
Il complessivo progetto (la
prima opera del Sada a Catania) è documentato da alcuni disegni (vedi
foto8, 9, 10 ) dello stesso Sada, conservati nella Biblioteca Civica ed
Ursino Recupero di Catania; disegni che sono stati di recente restaurati
dalla Soprintendenza regionale ai beni culturali di Catania, ad
iniziativa della direttrice della detta Biblioteca, prof. Maria Salmeri,
e pubblicati in un apposito volume (3).
Sotto il titolo: "Nuova
scala e ingresso del palazzo Cerami" (p.31), gli autori del volume
scrivono: "In base alla datazione dei disegni esecutivi dei serramenti,
si può stabilire che la realizzazione era già iniziata nel 1875". Sempre
a giudizio dei suddetti autori: "Il progetto viene realizzato
integralmente ad esclusione delle decorazioni previste nell'attico" (e
rinviano al riguardo all'apposito cartone del Sada, di cui alla
fotografia, pubblicata da S. Nicolosi, Vecchiefoto di Catania, 1985, 1,
p. 122 vedi foto 8). "Esso consiste nella formazione di un nuovo
ingresso al piano terreno e di un vano scala, ottenuti mediante la
parziale demolizione del muro esterno preesistente. La fronte del corpo
di fabbrica verso il giardino viene modificata dal nuovo intervento; la
balaustrata al primo piano è interrotta, in asse al nuovo ingresso, da
un balcone sostenuto da mensoloni. La scala, a due rampe rettilinee, è
illuminata dalle finestre al piano terreno, al primo piano e dall'alto
(A/1.11 /fig. 237, p. 157)".
Al tempo di tali opere, IX principe di Cerami (1870-1899) era Giovanni Rosso Tornabene.
Le opere eseguite su
disegno del Sada sono state in gran parte eliminate dai restauri operati
quando la Villa passò all'Università di Catania .
Per gli anni di prima, la
Villa accolse la Catania cosiddetta "bene" dei nobili titolatíe dei
ricchi, ma anche quella dei poveri. Ricorda il Ferrara che in occasione
della carestia del 1763 "il principe di Cerami portò l'alimento alle
famiglie più bisognose e le più abbandonate della città; e la sua casa
fu ogni giorno piena di tutti i ragazzi che privi di parenti sarebbero
morti di inedia nelle strade" .
Nel 1881, precisamente il
14 gennaio di quell'anno, la Villa ospitò - principe Giovanni Rosso
Tornabene - re Umberto e Margherita. "In loro onore - scrive Salvatore
Nicolosi (cit. p.122) - si tenne un ricevimento con ballo".
Forse fu in quella
occasione - sempre con l'assistenza del Sada - che il vasto ambiente
della Villa, che il Vaccarini - probabilmente - aveva destinato a
cappella, fu trasformato in salone per le feste (attuale Aula Magna,
vedi foto 32).
In occasione di quel
mutamento di destinazione, fu operato (come si è appreso in seguito)
nella volta di quell'ambiente un sostanziale cambiamento: l'affresco
molto bello che l'adornava, l'Assunzione della Vergine - dovuto, come si
ritiene, al pittore Olivio Sozzi - e che ben s'intonava con la
destinazione a cappella dell'ambiente, fu coperto da una cappa di gesso
che venne affrescata con la riproduzione dell' "Aurora" di Guido Reni
(1575-1642), figurazione più appropriata per un luogo di festa .
In prosieguo di tempo, la
nobile dimora fu mortificata. Lo ricorda, con parole giustamente amare,
il carissimo amico e scrittore Lucio Sciacca, fonte preziosa, ed in
alcuni casi anche unica di notizie storiche su Catania. "Prima ancora -
egli scrive che i vasti ed ariosi panorami venissero compromessi
dall'arroganza del cemento armato, sul finire degli anni Trenta, una
parte del palazzo accolse la succursale femminile del R. Istituto
Magistrale "G.Turrisi Colonna". Cosìi sontuosi saloni, e le monumentali
specchiere e le raffinate tappezzerie di Damasco convissero coi
fatiscenti banchi scolastici d'anteguerra, talvolta subendo l'offesa
dell'inchiostro, dei gessetti, della vivacità studentesca.
Agli inizi degli anni
Cinquanta, il palazzo concludeva la sua patetica decadenza, fra l'altro
con la perdita di non poche opere d'arte (rimonta a quell'epoca
l'acquisto, da parte del Comune di Catania, di un olio stupendo,
attribuito da Enzo Maganuco a Giovanni da San Giovanni, attivo
nell'ultimo Cinquecento, raffigurante il martirio di Sant'Agata. Oggi
adorna l'ufficio del Sindaco)".
Altresì, parte del giardino
prospiciente sulle attuali via Iacona e Gallo, venne alienata e vi fu
impiantato un edificio a più piani (vedi appresso).
Nel 1957 la Villa venne
acquistata dall'Università di Catania ed assegnata alla Facoltà di
Giurisprudenza. Promotore di quell'acquisto fu il Rettore
dell'Università, prof. Cesare Sanfilippo vedi foto 92). Il prof. Orazio
Condorelli, Ordinario nella Facoltà, già Rettore dell'Università,
personalità di rilievo del mondo accademico ed anche politico nazionale,
esercitò un'influenza determinante in merito al trasferimento della
Facoltà di Giurisprudenza in quella sede. Egli diceva: "La nostra
Facoltà potrà lasciare il Palazzo centrale universitario di Piazza degli
studi (dove si trovava veramente stretta), soltanto per trasferirsi in
altro edificio di pari decoro storico ed artistico". lo ero, a
differenza di altri, interamente con lui.
La possibilità
dell'acquisto di Villa Cerami si prospettò all'Università nel marzo del
1956. La Villa era ritenuta, dall'Università, "idonea e adatta" per la
Facoltà di Giurisprudenza, "sia per l'ampiezza di essa, sia per la sua
centrale e nello stesso tempo tranquilla ubicazione, sia perchéadibendo
quell'edificio a sede di Facoltà si sarebbe conservato alla cittadinanza
un monumentale e storico edificio, assicurandone una adeguata
destinazione". Il Consiglio di amministrazione dell'Università
riconosceva, nella seduta del 30 marzo 1956, che con quell'acquisto "si
sarebbe definita l'annosa questione dei locali della Facoltà di
Giurisprudenza, ritenendo molto decorosa la sede che per essa si sarebbe
venuta a creare in quel palazzo".
C'era stato, invero, il
Comune di Catania, prima dell'Università, a chiedere al Principe la
Villa. La trattativa, però, non aveva avuto seguito.
Il prof. Cesare Sanfilippo,
avuto mandato per l'acquisto, da parte del Consiglio di
amministrazione, si diede subito all'opera, incontrandosi, assieme al
prof. Orazio Condorelli, col Principe, il quale andò a quell'incontro
col cognato, conte Della Porta.
Il Principe ripetéla
medesima richiesta di prezzo fatta al Comune. Il Rettore aveva ricevuto
ampio mandato a trattare. Il Principe ridusse infine la sua richiesta,
presentando però, in pari tempo, un minuto elenco riguardante il mobilio
antico, con il prezzo che chiedeva per esso.
Il Consiglio di
amministrazione dell'Università autorizzò il Rettore ad acquistare per
il prezzo convenuto e, quanto alla fonte da cui trarre le somme
occorrenti, si decise di ricorrere al Banco di Sicilia, che consentìla
stipula di un mutuo, da pagare in 18 anni.
L'Università prese possesso
dell'edificio nella prima metà di giugno del 1957. Il prof. Stefano
Bottari, insigne direttore dell'lstituto di Storia dell'arte, redasse -
assieme al prof. Vito Librando - un progetto di restauro, che fu molto
apprezzato. Per far fronte alle spese di restauro relative (compresa la
ricostituzione dei giardini della Villa) il Rettore Sanfilippo si
rivolse alla Regione Siciliana, la quale incluse le spese relative nel
piano dei lavori di cui alla Legge regionale 18.4.1958, n. 12,
precisamente sui fondi destinati all'Assessorato regionale per il
Turismo. Il progetto operativo di restauro fu redatto dal prof. Bottari e
dall'arch. Giacomo Leone, professionista assai esperto ed apprezzato,
che diresse i lavori.
La parte della somma
destinata dalla legge suddetta ad un'opera d'arte, fu impiegata
dall'Università per l'acquisto della prestigiosa "bagnante" di Emilio
Greco, che fu collocata in un ampio cortile della Villa, luogo
d'incontro di professori e di studenti (vedi foto 53 e 54 ).
In occasione
dell'inaugurazione di quell'opera d'arte, Ottavio Morisani, il nuovo
titolare della cattedra di Storia dell'arte a "Lettere", succeduto a
Stefano Bottari (che si era trasferito a Bologna), pronunziò, a braccio,
parole semplici, ma di alto rilievo, che concluse (ero presente, e
ricordo vivamente) invitando gli studenti a saper custodire e difendere
quell'autentico capolavoro. E gli studenti di Giurisprudenza hanno avuto
sempre il massimo rispetto per quell'opera d'arte, non soltanto nelle
giornate quiete della vita della Facoltà, ma anche nelle altre (che, per
fortuna, e dato il senso di compostezza dei nostri giovani, sono state
veramente poche).
Nel gennaio del 1962, alla
ripresa dell'attività didattica, dopo le vacanze di Natale, le lezioni
furono tenute nelle nuove aule, ricavate nel contesto della Villa e
costruite con somme provenienti dalla legge c.d. "stralcio" (L.R.
5.3.1961 n. 158).
I lavori di restauro
operarono talune modifiche della Villa, sia all'interno, sia nel
prospetta. (Si veda, al riguardo, lo scritto citato di Bottari e Leone).
Particolare molto
interessante nella esecuzione delle opere compiute all'interno della
Villa, la scoperta dovuta al prof. Bottari, il quale intuì, felicemente,
che nella volta del salone era stato operato un rifacimento
dell'originario stato artistico di essa. Fece eseguire, quindi, dei
sondaggi e, di conseguenza, scoprìche sotto l'affresco, che riproduceva
la nota opera del Reni, c'era l'altro, quello più pregevole, attribuito
al Sozzi, di cui fino allora si era ingnorata l'esistenza, e che egli
fece riportare alla luce e restaurare (vedi foto 33).
Il 23 aprile 1991, alle ore
12 , la volta, dove circa trecento anni prima era stata affrescata I'
"Assunta", crollava nel punto centrale, con grave danno per l'affresco
stesso, senza conseguenze,fortunatamente, per le persone (vedi foto 34).
Poco prima del crollo ero
stato in quel luogo, assieme ad altri, con i quali mi ero poi riunito
nella sala accanto. Il rumore che avvertimmo fu enorme.
Il pronto intervento della
Soprintendenza regionale ai beni culturali di Catania è valso ad
impedire il crollo dell'intera opera e a consentire la rimozione della
parte superstite del dipinto che, restaurato, con molta attenzione, da
Giovanni Galvagno (vedi foto 35), è stato riattaccato alla volta,
ricostruita dall'Università.
Sempre in ordine agli
interventi riguardanti l'interno della Villa, di particolare rilievo le
modifiche eseguite - con molto riguardo, invero, al senso artistico -
per adattare la Villa stessa alla nuova funzione di sede di Facoltà
universitaria.
Il salone delle feste (già
cappella) venne destinato ad "Aula Magna" della Facoltà, assumendo in
tal modo, quale terzo momento della sua vita - dopo quello "sacro" e
"profano" - funzione di alto rilievo (vedi foto 32).
Le ampie sale attigue al
salone furono restaurate. Nelle volte, Stefano Bottari fece ripristinare
i colori del '700, specie il blu. Le pareti furono adornate di raso
appositamente tessuto e fregiato del sigillo dell'Università. L'oro
zecchino fu ravvivato. Le grandi specchiere, i divani, le sedie, i
tavoli (che recano intarsiato lo stemma dei Rosso di Cerami) riebbero,
col restauro, lo splendore di una volta, e lo conservano bene, ancora:
tappeti e lampadari di Murano completano l'insieme (vedi foto23, 24, 25,
26, 27, 28, 29, 30, 31).
Sempre allo stesso piano
dell'Aula Magna e dei salotti sono, particolarmente accoglienti, e col
gusto del tempo antico, le stanze dov'è adesso l'Istituto di Storia del
diritto italiano e che furono quelle dove abitò, dal secondo dopoguerra
fino al 1960, la principessa Carlotta Hechmann, Rosso di Cerami,moglie
di Giovanni Rosso Alvarez, XI principe: 1905-1917, nato a Parigi (era
nato almeno a Parigi!) il 28 marzo 1873. La principessa Carlotta era una
distinta signora tedesca che, come appare dalle fotografie e come ci
apparve quando ci recammo a visitare la Villa, prima che passasse
all'Università, aveva tutte le linee di una regina.
Fra l'Aula Magna, i salotti
e le stanze che furono quelle di abitazione della principessa, fu
realizzata un'ampia hall, come vasta corte interna, al centro della
Villa stessa .
All'esterno, il prospetto
subìmodifiche essenziali rispetto a quello voluto dal Sada, al fine di
essere riportato, per quanto possibile, al disegno originario. Fu
eliminato il balcone e ricostruita al posto di esso la balaustrata.
Eliminato fu pure il rivestimento marmoreo del muro e, nel contempo,
furono ravvicinate al portone le due finestre laterali, mentre il
portone fu ristretto. Nello scritto di Bottari e Leone è detto che
furono eliminate le "sovrastrutture" e le "superfetazioni che ne
degradano le fronti secondarie e l'intima organicità".
La scala interna a due rampe, realizzata dal Sada, fu conservata.
Il monumentale scalone e il
ricco portale d'ingresso che immette nell'edificio della Villa,
attraverso lo spazioso cortile, rimasero immutati.
Un progetto redatto di
recente (1992), per incarico dell'Università, dai proff. ingg. Elio
Giangreco e Fortunato Motta sul "Miglioramento antisismico di Villa
Cerami", contiene notizie e riflessioni di rilevante interesse.
Opera dei proff. Francesco
Basile, illustre Ordinario di Disegno, e Salvatore Boscarino, docente e
maestro del restauro nell'Università(i medesimi che avevano curato il
corpo delle aule, nella parte storica dell'edificio della Villa,
prospiciente su via Cerami), è stata quella dell'innesto, nel complesso
della Villa, del nuovo edificio, costruito per accogliere il "Seminario
giuridico"vedi foto56, 57, 58) : un edificio a cinque piani dove sono
gran parte delle biblioteche delle varie discipline (escluse quelle
storiche, che si trovano nei locali della Villa), delle stanze dei
professori, degli assistenti e dei ricercatori, nonchè delle sale per
gli studenti, ed inoltre le stanze per il personale
tecnico-amministrativo.
Tale edificio venne
costruito in un'area che in origine era parte del giardino della Villa
Cerami (con prospetto sulle attuali vie Gallo e Iacona), che i Rosso
avevano alienata e dove sorgeva, al momento dell'acquisto da parte
dell'Università, l'edificio a più piani del quale ho detto, e che
comprendeva vari appartamenti di proprietari diversi, e botteghe.
L'area in cui sorgeva
quello stabile andava recuperata; l'edificio, ivi esistente, demolito
per costruirvi il nuovo da destinare - come poi avvenne - al Seminario
giuridico. Questo anche al fine di consentire che il nuovo edificio
potesse sorgere a distanza molto maggiore rispetto alla parte
monumentale della Villa, con grande vantaggio estetico e funzionale. Il
Rettore Sanfilippo fu il paziente, intelligente, avveduto tessitore
dell'opera indispensabile per giungere al difficilissimo risultato di
persuadere tanti proprietari a cedere all'Università i loro
appartamenti, che erano, in taluni casi, da loro stessi abitati.
I lavori per la costruzione
del nuovo edificio, eseguiti a partire dal 1962, si protrassero fino al
1964. Le somme occorrenti furono tratte, in prevalenza, dal contributo
assegnato all'Università di Catania in base alla legge c.d. "stralcio"
5.3.1961 n. 158, riguardante il piano decennale per la Scuola.
Nella primavera del 1965.,
la nuova opera venne inaugurata. La cerimonia coincise con le onoranze
rese al prof. Gaetano Zingali - grande maestro di Scienza delle finanze
della Facoltà per il suo collocamento fuori ruolo. Intervennero
all'incontro anche molti degli ex professori della Facoltà, e tutti
furono lieti come se fosse... ieri!