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Convitto nazionale Mario Cutelli Catania |
Dopo il catastrofico terremoto del 1693, nella Catania risorta si annovera il convitto "Mario Cutelli", collegio voluto dal famoso giureconsulto Mario Cutelli, conte di Villa Rosata e signore dell'Alminusa.
Nel suo testamento redatto il 28 agosto 1654 innanzi al notaio Giovanni Antonio Chiarella di Palermo, stabilisce che, qualora la linea maschile dei suoi successori si fosse estinta, una parte del suo patrimonio dovrà servire per la fondazione di un “Collegio di uomini nobili” come quello di Salamanca, da cui uscirà quella classe dirigente nobile e virtuosa, ma soprattutto laica, destinata al governo amministrativo-politico del paese.
Nel 1747 con la morte dell'ultimo Cutelli, Giovanni, la dinastia si estinse. Il ramo femminile pose molte difficoltà alla cessione dei beni di famiglia, ma alla fine risolse il problema il Vescovo Mons. Galletti, che diede in enfiteusi il Feudo di Aliminusa al principe di Biscari, e reperì così le risorse da destinare alla costruzione dell'attuale Convitto Cutelli, mentre in seguito Mons. Ventimiglia e Mons. Deodato diedero avvio alla costruzione del Collegio Cutelli.
La sua realizzazione può collocarsi attorno al 1760 e costituisce, dal punto di vista architettonico, un gioiello dell'arte settecentesca.
L'opera dell'Abate Giovan Battista Vaccarini non poteva non essere presente nella progettazione di un edificio monumentale che, appunto, il grande architetto preparò, anche se si avvalse dell'aiuto di Francesco Battaglia. Il prospetto neoclassico sulla via Vittorio Emanuele è opera del Battaglia e continua sul lato di via Monsignor Ventimiglia e su quello di via Teatro Massimo. La parte attribuita al Vaccarini, che sappiamo alunno del Vanvitelli, è quella del circolare cortile monumentale che, per la purezza e l'armonia delle forme, si ammira entrando nell'edificio.
La bella corte circolare è caratterizzata da un pavimento centrale in bianco e nero. All'interno, sotto il quadrante del grande orologio da torre, situato tra le statue del Tempo e della Fama, vi è un'iscrizione: "Ut praeesset diei et nocti anno MDCCLXXIX" (Questo orologio fu costruito affinché presiedesse al giorno e alla notte).
Le statue del tempo e della fama simboleggiano la rivalità tra le due forze. Degno di menzione è lo scalone di marmo che porta al piano superiore dove si apre l'Aula Magna. In essa sono affrescate le figure delle glorie siciliane appartenenti al mondo scientifico e giuridico (Caronda, Empedocle, Teocrito, Stesicoro, Recupero, Ingrassia, Gioeni) e dove, nel 1837, furono condannati gli insorti contro i Borboni, come ricorda la lapide affissa alla facciata esterna inaugurata il 4 novembre 1926.
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